Identificazioni monete: puntata 3

Ciao e bentrovato per una nuova puntata sulle identificazioni di monete romane: siccome ci sono molte richieste di identificazioni farò più puntate ravvicinate nel tempo per poter rispondere adeguatamente a tutte le domande che mi sono state poste. Inoltre già ti anticipo che a breve pubblicherò un articolo su questo sito sulla monetazione al tempo di Gesù poiché mi è stata fatta questa domanda e mi sembra doveroso rispondere attraverso un corposo articolo visto l’importanza dell’argomento

Iniziamo subito con la prima moneta

AE3 Costantinopoli 330 333 d.C. dritto
AE3 Costantinopoli 330 333 d.C. rovescio

La prima moneta che vado a presentare mostra al dritto un busto elmato e drappeggiato a sinistra con nella parte posteriore uno scettro; la legenda, CONSTANTINOPOLI, spiega chiaramente a chi appartiene il volto: viene raffigurata la personificazione divina della città di Costantinopoli. Al rovescio, invece, non è presenta nessuna legenda al di fuori della sigla identificativa della zecca di produzione posta in esergo, SMKΔ, mentre è raffigurata la Vittoria in piedi di fronte con la testa volta sinistra e il piede sinistro su una prora di nave, mentre tiene uno scettro e uno scudo. A completamento di informazioni questa moneta è da catalogare come AE3 emesso dalla zecca di Cizico tra il 330 e il 333 d.C. e corrisponde al n. 92 del RIC VII. Iniziamo a parlare del segno di zecca: dalla metà del III sec. d.C. ci fu un proliferare di zecche che emettevano monetazione imperiale sotto il consenso dell’imperatore e quasi subito ci fu l’esigenza, per motivi burocratici e fiscali, di un controllo attendo di queste molte officine che lavoravano all’interno delle diverse zecche sparse per tutto l’impero; a partire dalla fine del III sec. d.C. fu adottato un sistema che potremmo definire rivoluzionario poiché attraverso una serie di abbreviazioni e simboli, inseriti quasi sempre tutti in esergo, si ha la possibilità di ricostruire quali zecche e quali officine emettevano determinate monete. Prendiamo ad esempio questa appena presentata: al rovescio come ho detto poco sopra vi è la legenda SMKΔ che sta a significare Sacra Moneta Kiziko Δ(quarta officina). Come puoi vedere le prime tre lettere sono le iniziali che identificano la Sacra Moneta, cioè la zecca, e la città dove questa è ubicata, mentre la quarta lettere (il delta), spiega quale officina ha realmente coniato la zecca: ho detto che fu la quarta officina perché molte volte i numerali erano scritti con le lettere dell’alfabeto e in questo caso il Δ è la quarta lettera dell’alfabeto greco, quindi sta a significare 4. Ben tredici zecche, con le loro diverse officine, coniarono questa tipologia di monete e sono: Treviri, Arles, Lione, Aquileia, Roma, Siscia, Tessalonica, Cizico, Heraclea, Costantinopoli, Nicomedia, Antiochia e Alessandria. Questa tipologia fa parte di una più ampia propaganda monetale volta a commemorare Costantinopoli e Roma; le varie iconografie monetali furono emesse tra il 330 e il 346 da Costantino e i suoi figli per celebrare la fondazione di Costantinopoli e riaffermare Roma come il centro tradizionale dell’impero. Senza andare nello specifico delle altre iconografie, il significato della Vittoria su prora con scettro e scudo che compare su questa moneta è da collegare al ricordo e alla commemorazione della vittoria navale di Crispo (battaglia dell’Ellesponto), avvenuta nello stretto dei Dardanelli nel luglio del 324 tra le flotte degli imperatori Costantino I e Licinio, in lotta per il predominio assoluto sull’impero romano. La vittoria della flotta di Costantino, guidata dal figlio Crispo, su quella di Licinio permise al signore della parte occidentale dell’impero di passare lo stretto con le sue truppe e di attaccare il suo rivale in oriente. Zosimo ci ha tramandato che la flotta di Costantino aveva 200 navi e Licinio aveva 350 navi; sicuramente ci fu un’esagerazione nella disparità dei numeri, ma tutte le fonti sono d’accordo che la flotta di Costantino era in inferiorità numerica. Questo dato ci fa comprendere sul perché la vittoria venisse esaltata dalla famiglia costantiniana, oltre al fatto che grazie proprio a questa vittoria Costantino poté appropriarsi della pars orientalis dell’impero e diventare unico imperatore.

 

Seconda moneta

Medio bronzo IV secolo d.C. dritto
Medio bronzo IV secolo d.C. rovescio

La seconda moneta pervenutami è un medio bronzo del IV sec. d.C., ma a causa del basso stato di conservazione e delle foto un po’ sfocate non mi addentro nel cercare di identificare puntualmente l’imperatore effigiato al dritto. Il rovescio è conservato nella medesima maniera del dritto, ma in questo periodo (IV sec.) i rovesci erano oramai standardizzati, cioè si avevano pochi rovesci che si ripetevano per diversi imperatori. Dalle poche particolarità che si possono rilevare, si vede una figura maschile in piedi a sinistra che tiene un globo con la mano destra sormontato da una piccola Vittoria; anche la legenda, di difficile lettura, porta a identificare il rovescio come IOVI CONSERVATORI, con Giove in piedi a sinistra mentre tiene una lancia e appunto un globo sormontato da una piccola Vittoria. Purtroppo anche l’identificazione della zecca è resa impossibile dalla totale abrasione dell’esergo, dove era collocata l’iniziale della zecca.

 

Terza moneta

Moneta romana IV III sec. a.C. con Apollo e toro androprosopo, dritto
Moneta romana IV III sec. a.C. con Apollo e toro androprosopo, rovescio

La terza moneta che vado a descrivere si presenta in cattivo stati di conservazione, ma dalle linee iconografiche presenti al dritto e al rovescio, assieme alla forma del tondello si capisce subito che si tratta di una moneta emessa tra il IV e il III secolo a.C. .

Al dritto presenta la testa di Apollo volta a sinistra, mentre al rovescio vi è un toro androprosopo (con la testa di uomo) a sinistra e una vittoria in volo a sinistra sopra il toro.

Purtroppo è impossibile verificare la presenza di eventuali legende al dritto, mentre al rovescio si nota IΣ fra le zampe del toro.

Siamo di fronte ad una emissione campana, verosimilmente della zecca di Cales, il più importante centro italico della popolazione degli Ausoni, o della zecca di Neapolis poiché vennero emesse da queste città monete simili e si possono distinguere dalla presenza della legenda che identificava la città, cosa che qua non è verificabile.

Comunque sia, la zecca di Cales fu attiva dal 268 a.C. fino alla II guerra punica, quindi sotto il dominio romano, mentre la zecca di Neapolis fu attiva tra la fine del IV sec. a.C. e il III sec. a.C.: quindi questa moneta fu sicuramente emessa nel III sec. a.C. da una zecca campana e io propenderei, considerato lo stile della testa del dritto, alla zecca di Cales, ma questo è verificabile solamente da una visione diretta della moneta per verificare l’eventuale presenza della legenda al rovescio.

 

Quarta moneta

Sesterzio Marco Aurelio cesare RIC III 1246, dritto
Sesterzio Marco Aurelio cesare RIC III 1246, rovescio

L’ultima moneta di questa puntata è un sesterzio di Marco Aurelio da Cesare, cioè coniato sotto l’imperatore Antonino Pio, che presenta al dritto la legenda AVRELIVS CAESAR AVG PII F COS II e il busto con la testa nuda a destra e il paludamento sulla spalla sinistra; invece al rovescio troviamo SC in esergo e Marco Aurelio in quadriga al passo a destra mentre tiene uno scettro sormontato da un’aquila. Questa moneta fu emessa nel 145, anno del suo secondo consolato, ed è classificabile come RIC III 1246 nel capitolo dedicato ad Antonino Pio. L’autenticità di questa moneta è in dubbio perché presenta, soprattutto al rovescio, molte bollicine che caratterizzano la fusione (in quest’epoca venivano coniate le monete) e i contorni sono molto impastati: consiglio sempre a tutti una visione diretta delle monete a esperti del settore perché solo in questo modo ci si può esprimere sicuramente sulla bontà o meno di una moneta. Si conoscono molte monete di Marco Aurelio da cesare, sia da solo sia con l’imperatore Antonino Pio, perché la sua designazione prima come cesare e poi come augusto ebbe origini che possiamo definire lontane: subito dopo la morte di Elio Cesare, designato a succedere Adriano al trono di Roma, l’imperatore Adriano, anziano e malato, adottò e designò come sua successore Antonino Pio (fine di febbraio 138) facendogli conferire la tribunizia potestà, l’impero proconsolare con il titolo di imperatore e tutte le altre cariche di governo dal momento che la salute di Adriano era molto precaria. L’anziano imperatore Adriano però non designò solamente il suo successore, ma negli ultimi mesi del suo impero delineò una vera e propria dinastia nominando come figli adottivi di Antonino Pio Marco Aurelio (aveva solo 8 anni) e Lucio Vero (aveva 17 anni). Così facendo Adriano in un solo colpo influenzò l’impero per il restante secolo (maggiori approfondimenti li puoi trovare nel capitolo dedicato ad Adriano nel Corpus Nummorum Imperii Romani III.2).

Spero che queste identificazioni siano state di tuo gradimento e che tu abbia fatto una piacevole lettura. Per ogni richiesta puoi scrivermi a gabriele@moneteimperialiromane.it . Alla prossima! Gabriele