Ciao e bentrovato per la quarta puntata sulle identificazioni di monete romane!
Iniziamo subito con la prima moneta
La prima moneta è un bell’esemplare di moneta provinciale romana, in quanto fu emessa da una zecca collocata nelle province orientali dell’impero. Nei primi tre secoli dell’impero esistevano nel commercio due valute differenti, una a carattere continentale e una a carattere locale che si diversificava da regione a regione. Le monete che avevano una valenza continentale erano quelle coniate dalla zecca di Roma (o da altre zecche come Antiochia o Lione che rispettavano il peso e la percentuale di metallo utilizzato dalla zecca di Roma) e vengono comunemente definite monete imperiali romane; le monete che avevano una valenza locale erano caratterizzate dalla presenza della legenda in greco per le province orientali (in latino per quelle provinciali), iconografie del rovescio rimandanti alla sfera locale, assenza di SC sulle monete bronze, etc. Nello specifico di questa moneta, anche se le condizioni di conservazione non consentono un’idonea lettura, la moneta dovrebbe essere un medio bronzo emesso nella provincia di Galatia a nome di Faustina II. Infatti in questa provincia, nella città Pompeiopolis (fondata da Pompeo Magno quando cercava di arginare la pirateria nel mar mediterraneo orientale), furono emesse monete a nome di Faustina II con questo particolare rovescio che mostra il dio Dioniso in piedi a sinistra mentre tiene un cantaro e un tirso ornato con delle foglie. Il confronto bibliografico è RPC IIII, 4927.
Secondo oggetto
L’oggetto in questione non è una moneta dal momento che il materiale utilizzato è piombo; questo lo si può vedere dal tipo di patina e dalla considerazione che mi ha scritto il possessore poiché ha affermato che il materiale è flessibile. Infatti il piombo, anche se spesso alcuni millimetri, è comunque malleabile. Le raffigurazioni che compaiono su questo tondello ci riportano comunque al mondo classico, specificatamente romano e l’utilizzo di quest’oggetto è da ricercare tra le tessere o gettoni. Il piombo era un materiale molto utilizzato in antichità grazie al suo basso punto di fusione e ci venivano creati condutture per l’acqua, piombi di dogana, sigilli, buoni, gettoni, biglietti di ingresso ai giochi, tavolette per scrivere, lampade, ami, cassette per profumi e medicinali, urne cinerarie, bullae (le piastrine di riconoscimento dei soldati), medaglie di devozione dei cristiani, ancore ecc. Questo rientra, come ho appena accennato, nella sfera delle tessere o dei gettoni che servivano per entrare nei luoghi pubblici come teatri e anfiteatri.
Terza moneta
Mi è stata posta una domanda riguardo questa tipologia monetale (l’immagine proviene dal mio database) in cui si chiedeva approfondimenti a riguardo.
Questa tipologia è un denario emesso a nome di Giulio Cesare dalla zecca di Roma nel 49-48 a. C. e la sua iconografia è molto particolare. Iniziamo con il rovescio: al rovescio ci sono gli attributi del pontefice massimo, il più importante sacerdote della religione romana; Giulio Cesare fu eletto pontefice massimo, carica che doveva essere ricoperta a vita, nelle elezioni del 63 a.C. e la storiografia antica ci ha tramandato che egli sperperò ingenti somme di denaro per corrompere molti personaggi e essere sicuro di venire eletto (Notizia in Plutarco, Cesare, 7, 4).
Infatti coloro che iniziavano la carriera politica a Roma dovevano fin da subito ricoprire ruoli nevralgici se ambivano ad una brillante carriera. Il dritto è senz’altro la parte più affascinante di questa moneta: vediamo un elefante a destra mentre calpesta una lunga tromba da guerra dei celti (carnynx); in esergo la scritta CAESAR. Il significato iconografico che racchiude questa moneta è sensazionale. Nella lingua cartaginese l’elefante viene chiamato cesar, mentre la lunga tromba da guerra è il tipico attributo iconografico dei celti: in questa riassuntiva immagine abbiamo il messaggio propagandistico volto a divulgare che l’elefante-cesare ha annientato e conquistato le Gallie (rappresentato dal carnynx). È strabiliante vedere come una piccola immagine possa portare un messaggio così straordinariamente imponente!
Riassumendo abbiamo una moneta che racchiude le conquiste militari di Giulio Cesare al dritto e la sua più importante carica istituzionale che stava ricoprendo al rovescio; di lì a breve si proclamò dittatore.
Quarta moneta
La moneta in foto è un bell’esemplare di Argenteo coniato da Costanzo I nel 296-298 nella zecca di Cartagine.
Questi esemplari sono sicuramente meglio godibili dal vivo o da una foto ad alta risoluzione, ma anche così si notano bene lo stesso i particolari della moneta.
Al dritto abbiamo la testa laureata di Costanzo I e la legenda COSTANTIVS CAES, mentre al rovescio vi è la legenda FEL ADVENT AVGG NN, T in esergo e la rappresentazione dell’Africa in piedi a sinistra che tiene uno stendardo legionario e una zanna di elefante; ai suoi piedi vi è un elefante con una testa di toro ai suoi piedi.
Il riferimento bibliografico è RIC VI n. 14a e la moneta è rara: il RIC la cataloga come R4, ma credo che sia più giusto attribuirgli un R2 in quanto gli studiosi del noto catalogo inglese non avevano i mezzi che abbiamo oggi a disposizione per osservare la moltitudine di aste e vendite a prezzo fisso per valutare i gradi di rarità delle monete.
Quinta moneta
Mi è stato posto un quesito su un denario acquistato tramite un’asta online e non inserisco la foto per questioni pubblicitarie: il denario è stato coniato dall’imperatore Settimio Severo e al dritto vi è la legenda SEVERVS PIVS AVG con la testa laureata a destra dell’imperatore, mentre al rovescio vi è la legenda LIBERALITAS AVG VI con la Liberalità in piedi a sinistra mentre tiene un abaco e una cornucopia.
Il riferimento bibliografico è RIC 278a. Innanzi tutto inizio dalla datazione del denario: il RIC data questa moneta tra il 202 e il 211, andando a ricoprire un arco cronologico troppo grande per una legenda specifica come quella che è raffigurata al rovescio.
Infatti questa legenda divulgava che Settimio Severo offrì la sesta liberalità al popolo, evento quindi particolare che bisogna cercare di collocare precisamente all’interno del suo regno.
Le prime cinque liberalità di Settimio Severo sono ricostruibili grazie ad altre monete e a fonti letterarie come Cassio Dione e sappiamo che la quinta ci fu nel 204, quindi la nostra avvenne sicuramente dopo questa data.
Fra il 205 e il 211 ci fu la spedizione britannica dove l’imperatore partì da Roma nel 208; grazie anche a delle monete dell’allora Cesare Antonino (Caracalla) possiamo datare la sesta liberalità proprio nel 208, cioè prima che l’imperatore partisse per la Britannia.
Questa moneta è classificata dal RIC come comune, mentre l’aureo è classificato come raro; concordo con il RIC nell’attribuire questi gradi di rarità, forse l’asta che ha venduto questa moneta (classificata come rara proprio nell’asta), avrà confuso erroneamente i gradi di rarità tra aureo e denario.
Il grado di rarità dovrebbe essere riconosciuto generalmente da tutti, ma questa cosa è sempre difficile anche dal fatto che molti studiosi e commercianti utilizzano testi di riferimento diversi che a loro volto interpretato le rarità in modo parziale.
Nella mia opera sto cercando di inquadrare le rarità nel modo più oggettivo possibile con pochi gradi di rarità (Dal Comune al R4) e osservando tutti i cataloghi pubblicati fino ad ora assieme a tutti i passaggi d’asta e alle collezioni pubbliche fruibili; solo così si può avere un riscontro oggettivo. L’ultima domanda che mi è stata posta riguarda la documentazione di una moneta: quando si effettuano acquisti da asta online o da commercianti online la documentazione allegata (dichiarazione di provenienza e fattura) va sempre conservata poiché attesta il legale possesso della moneta, andando a comporre il pedigree della stessa.
Spero che queste identificazioni siano state di tuo gradimento e che tu abbia fatto una piacevole lettura. Per ogni richiesta puoi scrivermi a gabriele@
Alla prossima!
Gabriele